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    edizione cartacea

    di Giansandro Rosasco | 01 Dicembre 2008 | in categoria/e attualita cultura edizione cartacea

    La necropoli pre-romana e il museo marinaro Andreatta traslocano a Chiavari -Piccole storie di grandi tesori dimenticati dalla politica locale

    La necropoli pre-romana e il museo marinaro Andreatta traslocano a Chiavari -Piccole storie di grandi tesori dimenticati dalla politica localeun'urna cineraria della necropoli pre-romana

    Pochi se ne saranno accorti, ma altri due “pezzi” pregiati, capitati quasi per caso, nell'entroterra della Fontanabuona se ne vanno. Uno è già partito ed è il museo Marinaro Tommasino Andreatta; ospite per tanti anni nell'angusta fornace (per via del caldo torrido) dello spazo Espositivo di Calvari (Comune di San Colombano) forniti da Promo Provincia, ha trovato finalmente una sede definitiva presso la Scuola Telecomunicazioni delle Forze Armate di Caperana (Comune di Chiavari). Ubicazione probabilmente più onorevole, anche se c'è da rimarcare la scarsa lungimiranza dei politici locali che avrebbero potuto gestire con maggiore generosità questo museo, di particolare interesse turistico, storico e documentale, e valorizzarlo a favore di tutto il territorio. Altra attrazione in procinto di andarsene, e altrettanto mal sfruttata, è la necropoli preromana. Relegata dalla Comunità Montana Fontanabuona in un capannone, tassativamente chiuso al pubblico, si scopre ora che il mite affitto non è sostenibile da parte dell'ente che ha deciso quindi di non pagare più.
    C'è da dire che il destino di questa necropoli è sempre stato quello di tornare a Chiavari, quindi nessun “tappiro d'ardesia” è previsto, ma un minimo di inventiva avrebbe potuto sicuramente far fruttare di più anche questi reperti. Non dimentichiamoci che le lastre della necropoli sono un primissimo esempio di impiego ma anche di lavorazione (squadratura, incastro, foratura) dell'ardesia.
    Ciò vuol dire che questo materiale è non solo conosciuto ma soprattutto usato da oltre tremila anni in quanto risale al periodo compreso tra l'ottavo e il settimo secolo AC. Il famoso archeologo Nino Lamboglia, al quale si deve la direzione di questi scavi, fondatore tra le altre cose dell'archeologia subacquea, aveva anche ipotizzato che il nome “Tigullio” derivi proprio da “Tegola”, nome delle lastre di ardesia usate da sempre in tutta la zona.
    Tornando ai problemi dell'affitto, grazie ad una recente riunione con l'assessore regionale Morchio, l'assessore chiavarese Rombolini e tutti i livelli della Soprintendenza dei beni archeologici si è deciso, su proposta di Renato Lagomarsino componente della sezione Tigullia dell'Istituto di Studi Liguri (che già avevano ben amministrato i denari per la ricostruzione e archiviazione della stessa necropoli), di prolungare ancora per un anno l'affitto che verrà pagato dalla Regione. Tutto questo in attesa di una risposta da parte del Ministero per gli anni futuri, in previsione del momento in cui Palazzo Rocca a Chiavari potrà terminare gli opportuni interventi per ospitare degnamente la necropoli.
    Decisione corale e lungimirante visto che sarebbe stato un peccato lasciare alle intemperie questo importante pezzo di storia ed almeno da questo punto di vista ha prevalso il buon senso, anche perchè il prossimo anno ricorrerà il cinquantesimo anno della scoperta e sono già previsti a gennaio una tavola rotonda per discutere dove posizionarla nei prossimi tempi, e in autunno un convegno nazionale per approfondire la conoscenza della necropoli stessa mettendola in relazione con le altre scoperte dell'ultimo cinquantennio. Certo i più maligni, o i più accorti, a seconda del punto di vista, potrebbero anche dire che i soldi del mite affitto sarebbero potuti essere incassati senza particolari sforzi da parte della Comunità Montana Fontanabuona cedendo in gestione, ad esempio, il Bar del Chiapparino che è chiuso ed inutilizzato da anni così come lo stesso Museo (vedi numeri precedenti). Evitiamo però le polemiche che non avrebbero mai fine confidando nel futuro e nella speranza che il “grande” Burattinaio, persona comunque se ne parli d'intelligenza, muova i fili giusti e schieri sulla scacchiera, almeno questa volta, delle pedine azzeccate per il bene del territorio. In effetti non basta avere una schiera di automi muniti di tessera del più grande imprenditore nazionale per renderli matematicamente persone intraprendenti, lungimiranti e attive. Il territorio è già stato testimone di questo sfortunato esperimento che speriamo non si replichi più.


     


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