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    edizione cartacea

    di Giansandro Rosasco | 01 Febbraio 2009 | in categoria/e edizione cartacea letture storia locale

    La collina delle lucertole: storie e documenti di guerra tra il Levante e la Fontanabuona

    Un libro scomodo che riporta testimonianze personali e documentali
    La collina delle lucertole: storie e documenti di guerra tra il Levante e la Fontanabuona

    Questo inedito storico stupisce fin dalle prime battute per l'estrema precisione e per la manifesta volontà di mantenere una distanza equilibrata che spesso in questo genere di libri è surclassata dalla ricerca spasmodica, molte volte fuori luogo, del Mito. Lo stesso autore, Vittorio Civitella, ci rassicura dal “incombente il rischio di uno stucchevole approccio martirologico all'argomento, da cui sarà opportuno guardarsi”. Scrupolosamente documentato, frutto di oltre 3 anni di ricerche presso l’ILSREC di Genova (Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea) si avvale dell’archivio personale del Comandante G&L Antonio Zolesio, alias Umberto Parodi, rinvenuto dall’autore e consistente in circa 1500 documenti in buona parte inediti. La prima parte del libro, dopo una doverosa incursione nell’Azionismo genovese, racconta eventi di carattere giellistico (Giustizia e Libertà) in un ambito geografico nostrano.
    Non mancano però alcuni riferimenti alle principali figure con i loro nomi “d'arme”. Ed eccoci a leggere le vere vicende accadute a ragazzi e uomini che difendevano la propria Patria. Terribile la sorte di Eros Lanfranco (Lanata) “arrestato dai nazisti e deportato nel campo tedesco di Melk dove verrà ucciso con una iniezione di benzina a soli 38 anni”. Andò nonostante tutto meglio a Luciano Bolis (Fabio) anche lui “arrestato dalle brigate nere e tradotto nella famigerata Casa dello Studente di Genova dove viene sottoposto a torture e sevizie inenarrabili per quindici giorni e temendo di non riuscire a mantenere il silenzio tenta un complicato quanto temerario suicidio tagliandosi polsi e carotide con una lametta da barba. Trovato in fin di vita dai suoi carcerieri viene ricoverato all'ospedale San Martino da dove, con un'audace azione alla quale non è estranea Ines Minuz, l'infermiera che l'aveva in cura e che diverrà più tardi sua moglie, un commando partigiano riesce a prelevarlo e a farlo fuggire. Ciò non impedirà tuttavia a Bolis di riportare dal suo coraggioso tentativo una mutilazione che lo affliggerà per tutto il resto della vita.” E lo spirito di “Nicola” (che morirà banalmente, al termine del conflitto, sul greto di un torrente della Fontanabuona maneggiando un'arma anticarro con la quale non aveva, evidentemente, sufficiente dimestichezza) a metà tra il coraggioso e l'irresponsabile, ricordato tra le altre cose anche per i “fatti di Bargagli” dove ‘con un colpo di mano con attacco alla sede del comando tedesco allo scopo dichiarato di liberare un certo numero di operai destinati pare alla deportazione in Germania si rivelò più proficua per le prede belliche che si riveleranno preziosissime durante tutto il conflitto ma che diede luogo a molte rimostranze per le violenze gratuite ed esagerate che ne erano seguite’. E poi la descrizione del "Campo di Concentramento" N°52 a Calvari, costruito dapprima allo scopo di alloggiarvi prigionieri del Commonwealth catturati in prevalenza sul fronte africano (si calcola ne siano transitati circa dodicimila); dopo le leggi razziali una parte di essa venne adibita alla raccolta di cittadini di religione ebraica da avviare ai campi di sterminio in Germania e dove la notte dell'assalto al campo, più dimostrativo che sostanziale, i detenuti presenti e liberati erano solo diciotto. Racconti attraversati da una componente familistica e privatistica che investe inevitabilmente la figura di Antonio Zolesio, vero, ancorché non unico, protagonista di questo “romanzo di fatti”.
    La singolarità di queste storia di verità sottaciute accresce col considerare lo stesso personaggio Zolesio (anticomunista dichiarato) come una figura controversa, al punto da “giustificare”, seppure parzialmente, l’ostracismo e il negazionismo di cui è stato fatto oggetto dai compagni di lotta non giellisti e segnatamente da alcune gerarchie rappresentative della più intransigente ortodossia comunista anche dopo la cessazione delle ostilità.
    Infine le burle del destino nella sua fase finale della vita dove tornato nella “sua” Moconesi da pensionato per rimanervi questa volta fino alla fine dei suoi giorni...in paese lo ricordano ancora come il “Comandante” in riferimento al suo passato di Ufficiale di marina più che a quello di capo partigiano operante in quell'area.
    E dove ora riposa assieme alla moglie, ricorda mestamente l'autore, il cavetto elettrico è staccato e il lume è spento. La parte finale attiene all’attività politica del Partito d’Azione nel levante della provincia genovese ma segue parallelamente il filone storico delle note vicende dipanatesi nel più vasto scenario politico nazionale. Non mancano quindi cenni anche a figure istituzionali del territorio come il Sindaco di Chiavari Enrico Colombo Sannazzari, figlio di un vecchio dirigente del partito Popolare ed esponente dell'antifascismo cattolico: fu eletto non attraverso il suffragio popolare ma direttamente da una Commissione del CLN. Figura controversa in vita e invisa persino in casa democristiana per il suo carattere intollerante e un po' dispotico, il suo operato finirà con l'essere giudicato a posteriori piuttosto positivamente consentendo di stemperare la taccia di caratteraccio in quella di lungimirante decisionista.
    Leggendo questa storia qualche chiavarese, con il viso leggermente velato dal sorriso, potrebbe dire che proprio ai giorni nostri probabilmente la storia si ripete. Chi cercasse però in queste pagine la cronaca pedissequa dei fatti d’arme, degli scontri, delle fughe, degli atti d’eroismo, delle vittorie e delle sconfitte del partigianato di montagna tra il 1943 e 1945, cercherebbe invano. Il lettore troverà invece un libro sulla Resistenza non celebrativo o favoleggiante ma una vera e propria raccolta di documenti storici. Una ricerca spasmodica dei dati reali, di fatti ampiamente e puntualmente comprovati e suffragati da testimonianze sia verbali che documentali. Un libro per certi versi “scomodo” dove l'autore non poteva più sottacere aspetti irrisolti e apparentemente marginale dell’epica partigiana senza far torto alla Storia stessa.

    La collina delle lucertole 1943-1947 – Dalla lotta clandestina alla competizione politica – Rilievi storici sul movimento Azionista nel Levante Ligure e sulle formazioni “Giustizia e Libertà” in Val Fontanabuona
    EDITORE Gammarò di Sestri L.
    AUTORE Vittorio Civitella


     


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