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edizione cartacea
12 Settembre 2025 | in categoria/e edizione cartacea
#RADICI - Cordano: di quando a Levante c'erano i cordai e a Genova una piazza “così lunga” da poterci fare le funi
Piazza Sarzano con monastero di S. Agostino in una incisione del 1730 di F. Bernhard Silesius e dopo la devastazione della seconda guerraSono circa 150 le famiglie in Italia con questo cognome, metà delle quali in Liguria, una cinquantina tra Lombardia e Toscana e le poche restanti nel resto del Nord e Centro Italia. Praticamente assenti al Sud. Le presenze in Liguria sono una quarantina a Genova e a Favale di Malvaro e le restanti diffuse in Fontanabuona e Tigullio.
Cordano, come l’analogo Cordani, potrebbe derivare da un soprannome riferito al mestiere di cordaio che praticava il capostipite o da un termine dialettale che indica una corda o un oggetto simile. Il suffisso -ano che si ritrova peraltro in tantissimi cognomi o toponimi è il suffisso aggettivale latino -anus che indica ‘appartenenza’
I cordai di Piazza Sarzano
L’industria delle corde nella quale lavoravano probabilmente i primi Cordano, fu fiorente nel nostro territorio, sia per la realizzazione di corde e reti da pesca, sia per la fabbricazione di gomene o grossi cavi per le navi. I cordaioli erano attivi a Camogli, S. Margherita Ligure, Rapallo, Chiavari, Lavagna e Sestri Levante, nonché in numerose frazioni dell’entroterra. Voglio ricordare anche quanto scriveva mons. Agostino Giustiniani nei suoi Annali del 1537 citando una celebre piazza di Genova: la Piazza grande Sarzano, nota per la presenza di fabbricanti di cordame per navi mercantili e militari.
Il nome della Piazza deriva da Fundus Sergianus, per il ritrovamento, in epoca romana, di un monumento a Sergio Sergiano. Era l’unica vera grande piazza entro le antiche mura della città (IX secolo): si tenevano giostre e tornei, cordai e ortolani esponevano la loro merce. Di forma allungata, ha sul lato nord il secondo Chiostro di Sant’Agostino (XVII secolo) e sul lato sud la Chiesa di San Salvatore (XII secolo, ricostruita nel 1653); al centro, un tempietto del XVI secolo sormontato da un Giano bifronte.

PESSIME RECENSIONI
La piazza non era nota solo per i cordai: nelle guide turistiche aveva la nomea di “luogo poco raccomandabile”, per via delle numerose zuffe, regolamenti di conti e crimini. Vengono ricordate anche le enormi cisterne che fornivano acqua a gran parte della città, ma anche queste furono testimoni di efferati delitti: a metà del 1500, svuotandole per farne da due una, emersero dal fondo delle acque teschi, ossa e gran numero di armi, probabile conseguenza delle lotte tra le fazioni dell’epoca.
Anche Diderot nella sua Encyclopedie del 1755 scrive quanto la piazza sia grande per far gomene e corde per navi, fabbricazione favorita anche dalla ricca presenza di acqua, indispensabile per queste lavorazioni.
E val la pena chiudere con un antico detto popolare genovese riferito alla fabbricazione di corde: “Pe’ chi no veu vegni vegio, in Sarzan fan da corda”, a ricordarci che l’unico antidoto alla vecchiaia è morire prima..
A cura di Pier luigi Gardella
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