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storia locale
29 Marzo 2023 | in categoria/e storia locale
Val d'Aveto, la valle dei barchi - l'ingegno dei contadini nei fienili dal tetto di segale
Abbiamo raccolto il minuzioso censimento realizzato da Federico Valerio che li ha studiati e cercati in lungo e in largo: una preziosa testimonianza di una tipicità territorio, da cui dovremmo attingere le conoscenze
Il barco è un ingegnoso fienile, utilizzato fino a qualche decennio fa in Val D’Aveto per proteggere il fieno. Questo prezioso raccolto di fine estate veniva infatti utilizzato durante l’inverno per alimentare il bestiame che ogni famiglia allevava nella stalla a piano terra, per produrre latte e i suoi derivati, in particolare il formaggio che, ancora oggi, si produce in valle: il “San Ste’”.
Ma come è nata l’idea di censirli?
Ci racconta Federico: “Intorno agli anni ’80 ho scoperto la valle, i suoi abitanti, le tradizioni e la storia. E i barchi che incontravo lungo la strada che dalla Scoglina mi portava a La Villa (Santo Stefano d’Aveto) dove avevo ristrutturato un’antica casa, suscitarono il mio interesse. E cosi ho avviato il censimento di questi manufatti, percorrendo strade e sentieri di tutta la valle. Alla fine ho registrato la presenza di 56 barchi, ognuno dei quali è stato fotografato e geo-referenziato, con descrizione dello stato”.
Genialità a contatto con la natura
Il barco era costituito da quattro pertiche infisse nel terreno e forate, a distanza regolare, per tutta la lunghezza; a queste veniva fissato un tetto fatto con una intelaiatura di rami e una copertura di fascine di segale. Questa scelta racconta tutta la sapienza dei nostri contadini, come ci spiega Federico Valerio: “La segale è un cereale adatto al clima montano ed è caratterizzato da culmi molto lunghi, fino a due metri, con un elevato contenuto di silice. La silice spiega l’impermeabilità alla pioggia e la grande resistenza. Infatti un tetto di segale dura decenni. Non solo: grazie alla sua leggerezza, il tetto veniva alzato a spalle all’altezza necessaria man mano che il raccolto andava avanti”.
Facile, fatto con materiali locali e naturali, leggero, resistente e si costruisce rapidamente.
Davvero ingegnoso.
Nel 2002, l’unico barco integro e ancora usato per proteggere il raccolto era quello di Pievettta (foto), molti altri erano ancora in uso, ma con tetti in lamiera, altri abbandonati o difficilmente riconoscibili. Alcuni anni dopo, molte delle foto raccolte sono state messe in mostra nel Comune di Santo Stefano d’Aveto e questo, fece crescere l’attenzione su questi manufatti, accresciuta anche dalle Feste della Trebbiatura, realizzate alla Villa dal Gruppo Sportivo, con la segala di nuovo seminata e raccolta per l’occasione. Da qui l’idea di ricostruirne uno nel campo sportivo di Allegrezze, recuperando le pertiche di un vecchio barco e affidando agli anziani, che lo avevano fatto in gioventù, la realizzazione della copertura in segale con la caratteristica conocchia intrecciata al colmo del tetto. Visto il crescente interesse, contattai il presidente del Parco Regionale dell’Aveto, proponendogli la realizzazione della “Via dei Barchi” per incentivare i proprietari di quelli ancora presenti lungo la statale a ripristinare i tetti in segala. Non ci furono le condizioni per realizzare in pieno questa idea, tuttavia, il Parco finanziò la realizzazione di due nuovi barchi, sul passo della Forcella e lungo la statale.
La scoperta dei barchi nei quadri fiamminghi e l’idea di costruirne uno al Ducale
Alcuni anni dopo, visitando il RiJksmuseum di Amsterdam lo sguardo di Federico Valerio cadde sul quadro di un paesaggio invernale realizzato nel 1608 da Hendrick Avercamp: “Potete immaginare la mia sorpresa a scoprire, dietro un caseggiato un bel barco carico di fieno. Ulteriori ricerche su quadri di paesaggi fiamminghi evidenziavano che erano un elemento comune del paesaggio rurale delle Fiandre. Come erano arrivati nelle Fiandre o dalle Fiandre alle nostre valli? Coincidenze oppure uno scambio di conoscenze, visto che un elemento comune era certamente il clima freddo compatibile con la coltivazione della segale?”. Quali rapporti tra la Repubblica di Genova e le Fiandre potevano esserci è tutto da scoprire.
La scoperta non lasciò indifferente Federico Valerio e, visto il ruolo, in quegli anni, di presidente della Sezione genovese di Italia Nostra (Associazione Nazionale per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione), contattò il Presidente di Palazzo Ducale, proponendogli un evento che avrebbe visto un gruppo di avetani portare in piazza Matteotti tutti i materiali necessari per costruire, con gli attrezzi originali, un barco, da riempire poi con fieno tagliato di fresco e portato in piazza da un carro trainato da buoi. Il pubblico avrebbe potuto assistere alla lavorazione e al montaggio del barco, tenuto poi in esposizione nell’atrio del Ducale in contemporanea ad una mostra di quadri e incisioni di artisti fiamminghi, con i barchi protagonisti. “L’idea piacque sia al Direttore del Ducale che al presidente del Gruppo Sportivo di Allegrezze. Certamente c’erano le risorse umane, le conoscenze, le possibilità tecniche e si era anche abbozzato un possibile preventivo delle spese. Per vari motivi non se ne fece nulla”, chiosa Federico Valerio. Oggi a Pievetta è sparito anche l ‘ultimo barco, eppure l’evento è ancora possibile in quanto c'è ancora chi sa come si costruisce un Barco. Ma per quanto ancora?
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