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    storia locale

    di Simone Parma | 06 Dicembre 2018 | in categoria/e edizione cartacea sport storia locale

    Bocce e circoli: qui dove resiste l'ultimo baluardo della socialità

    Bocce e circoli: qui dove resiste l'ultimo baluardo della socialità

    Viaggio tra i volti, le storie, i successi e le manie... con un pizzico di narcisismo

    Bruno Bergamo, la memoria storica
    Per una vita ha lavorato nelle Ferrovie aiutando migliaia di persone a spostarsi; una volta in pensione ha trovato un altro modo per connettere le persone: condividere i suoi ricordi di bocce su Internet. Un successo immediato che gli ha conferito il ruolo di memoria storica delle bocce: «Avevo un sacco di materiale raccolto per scrivere il libro “Scampoli di Bocce nel levante” e ho pensato di creare un piccolo Gruppo Facebook dove condividerlo con gli appassionati della zona.
    All’inizio eravamo 250, ma ora siamo in più di mille, tra cui personalità importanti della FIB (Federazione Italiana Bocce, ndr). Le persone sono felici di poter rivivere i ricordi e le vittorie del passato, ma non solo: qualche giorno fa ho pubblicato una serie di video e la figlia di uno dei protagonisti mi ha ringraziato per avergli permesso di rivedere suo padre, orma scomparso, giocare e gioire». Chiediamo quindi a Bruno di raccontarci l’episodio più eclatante che ricorda: «Sarebbero migliaia! Intorno ai giocatori si creavano vere e proprie epopee e queste storie non devono andare perse».


    In Corso Colombo a Chiavari se dici “Ghisan” a qualcuno potrebbero ancora illuminarsi gli occhi, nonostante sia passato quasi un secolo. Giuseppe Mangiante detto Ghisan fu uno dei giocatori che segnarono gli albori della A.B. Chiavarese, “funambolico ed estroverso” lo definisce Bergamo che ci racconta attraverso le pagine del suo libro un episodio emblematico della spavalderia e del narcisismo che caratterizza i personaggi storici delle bocciofile. «In una finale doveva colpire il bersaglio “alle due” per garantirsi la vittoria (aveva cioè due bocce a disposizione per vincere, ndr) ma un mormorio tra la folla, che metteva in dubbio la bocciata partita lo stuzzicò. Lui che fece? Sorrise e con ironia esclamò: “me ne baste ùna!” e mise in pratica la dichiarazione annullando la prima boccia di propria volontà (sbagliandola appositamente, ndr). Con l’ultima rimasta non fallì, colpì il bersaglio e vinse la partita tra i commenti più disparati». Era il 1932 e le bocce, anche grazie all’eccentricità dei loro campioni, erano al loro apice di popolarità.


    Uno sport che resiste soprattutto nell'entroterra
    Un tempo era proprio questa “mitologia del campione” a spingere i giovani a cimentarsi in questo sport, mentre oggi i numeri dei giovani all’interno del movimento sono in netto calo. Secondo Bruno la spiegazione è molto semplice: «ci sono troppi sport a portata di mano. Le bocce sono sempre state uno sport povero e popolare, ma oggi si chiede ai ragazzi di fare di più. Per fortuna nell’entroterra ci sono ancora persone che si adoperano per fare gruppo e portare i giovani sui campi, come in Val Fontanabuona. Anche noi a Chiavari ci abbiamo provato, ma senza troppo successo. E poi oggi trovare sponsor è diventato molto più difficile».

    Levante, terra di campioni

    Molte delle storiche società che Bruno racconta nel suo libro oggi hanno cessato la loro attività. Ultima in ordine di tempo la Lavagnese. Prima erano state Santo Stefano del Ponte a Sestri Levante, il Circolo DLF di Chiavari e tante altre. Ma nonostante le difficoltà ancora oggi il Levante è terra di campioni. Ogni Circolo ha il suo albo d’oro ed è fiero dei propri successi. A Monleone conservano in modo particolare le vittorie dei più giovani: Crovo, Basso, Masino, Malatesta, Foppiano e diversi altri che sono poi diventati campioni italiani in altre società, oltre a una Coppa Italia Categoria C portata in Valle grazie alle bocciate di Benghi, Tornatore, Bacigalupo e Musante. Ma anche a Rapallo, Riva Trigoso, Moconesi, Santo Stefano D’aveto e un po’ in tutti i paesi si nascondono campioni. È a Chiavari però che le bocce sono ancora grandi: La A.B. Chiavarese disputa il massimo campionato nazionale di Bocce specialità volo e alle sue partite accorrono ogni settimana oltre duecento persone.

    AB Chiavarese - La Formazione che ha riportato la squadra in Serie B prima e poi in Serie A


    «La Liguria ha sfornato fior fiore di campioni che sono emersi al fronte di una nutrita concorrenza. Infatti centinaia di squadre partecipavano alle gare mentre attualmente va già bene quando se ne fanno 32. Ho ancora nitidi ricordi del 1960 quando, all’A.B. Chiavarese in Corso Colombo, immancabilmente tutti i giorni i 13 campi della società erano perennemente occupati, specialmente dalle 17 in poi quando gli operai uscivano dal lavoro e si radunavano per la consueta partita. Molti ragazzi seguivano i padri calcandone le orme e nasceva il ricambio generazionale. Non parliamo della Fontanabuona dove tutti giocavano a bocce, nelle piazze, nelle strade e persino negli orti!».

    I Circoli, baluardi della socialità
    Erano e sono ancora oggi comunità dove ci si incontra per condividere notizie, commentare gli avvenimenti del paese, scambiarsi informazioni e divertirsi con lo sport. Aria aperta, movimento accessibile a tutti, dai più anziani ai più giovani, sana competizione e la possibilità di restare negli annali del paese. Qui infatti non sono i “like” a decidere chi diventa famoso: è la “bocciata perfetta” a scrivere per sempre il tuo nome tra le persone più importanti del paese. Specie in Fontanabuona resistono e sono ancora molto frequentati, come il Circolo ANSPI “Felice Foppiano” di Monleone di Cicagna che conserva intatta l’atmosfera di un tempo: il profumo di caffè avvolge le coppe gelosamente custodite e le immancabili contestazioni fanno da sottofondo a chi legge il giornale.


    Una formazione recente del Circolo Monleone

    E quando il sole non riesce più a scaldare i giocatori all’aperto ci si può divertire con il biliardo e il Burraco, una vera e propria moda. Il presidente del Circolo, Franco Benghi, ci racconta l’importanza di questi luoghi: «Sono dei veri e propri punti di riferimento per tutto il paese. Qui il senso di comunità è ancora forte e, anche se i numeri sono in calo, sono più di 150 gli iscritti solo qui a Monleone». Elisa De Ferrari, che aiuta nella gestione del bar, si prodiga ogni giorno per far sentire a casa i soci: «Qui non ci si annoia mai. Probabilmente è uno degli ultimi luoghi dove mettersi in gioco e divertirsi insieme tanto che i frequentatori non possono davvero rinunciare a venire qui almeno un’ora al giorno». Ma non è da oggi che questi circoli sono così importanti per i paesi: «Ancora oggi - conclude Franco - tutti gli anni organizziamo diverse gare ufficiali come il Memorial Andrea e Renato Malatesta, dove oltre a ricordare i personaggi che hanno reso grande questo sport, animiamo il paese con l’arrivo di centinaia di persone». Una conferma che le bocce rotolano ancora a Levante e che le storie dei campioni di questo sport ancora non sono tramontate.





     


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