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    attualita, edizione cartacea, il tappiro

    07 Maggio 2013 | in categoria/e attualita edizione cartacea il tappiro

    Allarme Suicidi: Tappiro ai coniugi Futuro e Speranza. L'intensa e istruttiva testimonianza di un lettore che stava per...

    Allarme Suicidi: Tappiro ai coniugi Futuro e Speranza. L'intensa e istruttiva testimonianza di un lettore che stava per...

    Nel nostro territorio, come in tutta Italia, si sta verificando una vera e propria strage: quasi non passa giorno senza che i media diano il triste annuncio dell’ennesimo suicidio. Cosa sta succedendo? Certo, non si può fare di tutta l’erba un fascio e ci saranno decine di motivazioni diverse e abbastanza tragiche da portare una persona a un tale gesto. Ma spesso compaiono tratti in comune, che oggi si possono riassumere nella perdita di una speranza verso il futuro. Questo, unito alla mancanza di comunicazione verso gli altri e la solitudine, porta a non vedere vie d’uscita, a pensare di dover risolvere tutto da soli e di non potercela fare...
    La cronaca del solo anno in corso è spietata: Chiavari, 3 gennaio, una donna di 30 anni, di origine cinese ma residente in Italia da molti anni, ha tentato il suicidio e messo a serio rischio la vita dei suoi figli, di 5 e 7 anni. La donna ha deciso di farla finita, inalando del gas: una mossa davvero molto rischiosa, dal momento che sarebbe bastata davvero una piccola scintilla a far saltare in l’intero palazzo. Sori, 7 gennaio: disabile di 43 anni si uccide gettandosi da un viadotto. Castiglione Chiavarese, febbraio: all’età di 62 anni, noto barista del levante genovese, si è recato in moto sul monte Pu e si è tolto la vita impiccandosi ad un albero. Solo poche ore prima il paese era stato scosso dalla morte di Anika Peri, venticinquenne stroncata probabilmente da un mix di droghe. La tragedia è avvenuta per motivi ancora ignoti, ma potrebbe esserci un nesso tra la depressione e la mancanza di lavoro. Chiavari, 18 febbraio: pensionato travolto da un Freccia Bianca. Settantanove anni, chiavarese, l’uomo si è gettato sotto la locomotiva. Ancora Chiavari ancora un treno: 15 marzo, un fiume d’affetto riempie la casa di Barbara, suicida sotto ad un convoglio a soli 16 anni. L’incredulità dei parenti, la rabbia degli amici, il dolore della mamma e del papà di una ragazza che tutta la cittadina piange inondano le fredde pagine di Facebook nell’illusione di colmare un vuoto e cercare risposte a un interrogativo lancinante. Di nuovo Chiavari, di nuovo l’odore pungente di gas: il 25 aprile, Festa della Liberazione, sotto i portici di corso Garibaldi c’è un gran viavai di vigili del fuoco che entrano ed escono da un portone. Uno di loro, alla fine, guarda un collega è dice soltanto: «Oggi possiamo accendere un cero». 1 Maggio, Festa dei Lavoratori: un uomo di 50 anni ha tentato di togliersi la vita nella sua abitazione, sempre con il gas della cucina. Ma alcuni vicini hanno sentito il forte odore e hanno chiamato i pompieri. Una serie di necrologi locali che sono il triste specchio di quello nazionale, dove si è arrivati alla sconvolgente ‘media’ di 3.000 suicidi all’anno, in costante aumento soprattutto negli ultimi tempi. Questa lunga premessa per raccontare la storia di un nostro lettore Giulio (nome di fantasia), “quasi suicida”, che ci spiega perché stava per cedere e come è ‘rinato’.

    Ciao Giulio, raccontaci di te.
    Sono sposato con due figli. Sono un piccolo imprenditore del Tigullio con dipendenti e molti problemi.

    Che tipo di problemi?
    Economicamente era sempre andato tutto bene poi alcuni grossi clienti hanno cominciato a non pagare, la Banca ha chiuso i rubinetti nonostante un’attivita famigliare alle spalle con decenni di puntuali pagamenti. I problemi maggiori erano quelli economici legati alla mia attività. Ma da quelli sono poi derivati quelli fisici legati al forte stress e quindi quelli famigliari. Il mondo era diventato troppo complicato per me fino a che non ho capito che il problema principale stava nella mia testa, ove regnava la confusione.

    La tua analisi è molto lucida e diversa da quella di chi intende ‘farla finita’
    è perché adesso che sono uscito da quella spirale riesco a vedere cosa mi è successo. Avevo bisogno di aiuto, ma erano talmente tanti e diversi i problemi che non capivo da dove iniziare, a chi rivolgermi, e ogni tentativo di uscire dal mio malessere non faceva altro che farmi sprofondare sempre di più. Poi mi sono rivolto ad uno psicologo. Da li mi hanno aiutato la mia famiglia e i miei amici. Pensavo di non avere appoggi ma mi sbagliavo, dovevo solo chiedere.

    In che senso?
    Con mia moglie non parlavo effettivamente molto e lei pensava principalmente ai figli. Poi grazie ai consigli dello psicologo ho cominciato a parlarle mettendo a nudo tutto, anche le piccole incomprensioni. è stata molto forte ed entrambi abbiamo completamente cambiato il rapporto. Non eravamo più entità singole: io e lei e i figli e i singoli problemi, ma eravamo tutt’uno cioè una famiglia. Anche i figli paradossalmente hanno giovato della situazione, prima erano troppo “viziati” ora capiscono e sono più calmi.  Eio ho riscoperto il gusto dei momenti semplici che rendono felici, mi vedo più spesso per una cena in compagnia a casa di amici, e dedico un po’ più di tempo alla famiglia.

    Cosa consigli a chi pensa di non avere vie d’uscita?
    (ride amaro) Consigli non se ne possono dare, ogni storia è a sé. La cosa più importante è saper chiedere aiuto e non trincerarsi in se stessi pensando di dover risolvere tutto da soli. La mia era una forma di egocentrismo: non me ne ero reso conto ed è stata la cosa più difficile da accettare. E poi non si deve avere troppa paura perchè tutti i problemi sono risolvibili ma bisogna affrontarli singolarmente, farsi una specie di piano anche scritto e soprattutto parlarne perchè da soli è difficile se non impossibile uscirne. Non bisogna avere vergogna perché i periodi di difficoltà possono accadere a chiunque. Infine giova avere fede (per chi ci crede) e pensare che comunque siamo fortunati: rispetto alla maggior parte degli abitanti del pianeta i nostri problemi per grandi che siano sono una goccia nel mare. Infine, il suicidio non risolve i problemi ma li aggrava, perché i problemi restano e magari li dovrà risolvere la nostra famiglia, alla quale già avremmo dato una grande sofferenza. Quindi è meglio rimboccarsi le maniche, cambiare atteggiamento e risolvere, un passo alla volta.

    Tratto da CORFOLE! del 5/2013, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


    I commenti dei lettori
    attilio:

    Il problema è che, specialmente dalle Nostre parti, non esiste nessun ASCOLTO per persone in difficoltà, nemmeno i tanti sbandierati Centri servono a qualcosa, visto che gli anni dell'assistenzialismo si vanno ad allontanare,inoltre spesso sono gestiti da "beghine" lontane anni luce dalla realtà di tutti i giorni, con in testa l'idea di non perdere l'ennesima Messa in Chiesa. Personalmente ho difficoltà, e posso affermare che la situazione è veramente grave, in ogni senso...


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