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golosovagando
13 Dicembre 2011 | in categoria/e cucina
MIELE, CHE PASSIONE! Andrea, a 16 anni si innamora delle api e oggi è tra i più giovani apicultori
Le mie guide migliori? Le api
Un'avventura intrapresa da giovanissimo, a 16 anni, e un mestiere che sta portando avanti con entusiasmo ed energia: è la passione di Andrea Casaretto, 25 anni, apicultore di Carasco “in continua scoperta”, come lui stesso si definisce. Spalle forti e occhi vivaci, Andrea dimostra molti più anni di quelli che porta, frutto dell'esperienza accumulata negli anni. La sua avventura imprenditoriale, l'azienda “Apicultura 60”, ha preso vita nel 2005: “Fondamentale, gli anni prima, aver affiancato Romolo Gandolfo, che allevava api a Carasco: mi ha insegnato tantissimo. Ma ancora prima di lui, mi hanno insegnato le api: le ho osservate a lungo, con calma e pazienza. Cosa sia scattato in me non lo so, un amore è difficile da spiegare. So che stare tra le api, percepire e cercare di cogliere di capire con più attenzione ogni piccolo cambiamento della natura con il cambiare delle stagioni, mi è piaciuto sin da subito”. E aggiunge: “Si è apicultori doc solo in tarda età, dopo aver vissuto una vita insieme alle api, anche se non finisci mai di imparare: gli anziani in questo senso dovrebbero avere una laurea ad honorem. Senza dubbio la scuola aiuta: l'istituto Marsano mi ha dato delle basi anche con dimostrazioni pratiche (anche se non sull'apicultura), ma ciò che ti insegna più di tutti è la materia stessa, è lo stare sul campo. Chi si sente arrivato, in questo settore, ogni volta si deve ricredere: il mondo infinito delle api ha continuamente da insegnare. E poi non è un lavoro abitudinario, cambia sempre, in base al periodo e alle variazioni, anche improvvise, della natura”. Un detto che Andrea adora è che ‘vale tutto e il contrario di tutto’ e lo ripete nei suoi corsi: “Mi piace divulgare quello che so, non sono geloso del mio mestiere, anzi mi piacerebbe trasmettere la mia passione a chi è curioso o chi volesse intraprendere questa strada”.
Ad ognuno il suo miele
Otto le postazioni, o meglio, gli “apiari” con un centinaio di arnie, presenti da Calvari al mare: a Villa Cuneo, Vignale, Bavaggi, Leivi, Zerli e Conscenti. Cinque i tipi di miele prodotti dall'azienda: “miele di castagno, di colore marroncino chiaro, gusto intenso, ottimo da tavola e per dolcificare, consigliato anche come rimedio naturale dalla Comunità Scientifica che di recente l'ha dichiarato equivalente ad uno sciroppo per la tosse, perchè è un miele che contiene tanini che fluidificano le vie respiratorie. Abbiamo la melata, un miele abbastanza neutro, nero come il petrolio, che contiene tantissimo ferro: chiamato 'il miele dello sportivo', è buono sui formaggi e in Germania è parecchio utilizzato anche per i dolci; in Italia è conosciuto di recente e particolarmente apprezzato. Ancora, il miele di erica: si fa in primavera presto, non tutti gli anni, dipende dalla pioggia o dalle api. Miele caramellato al mou, è il più dolce di tutti, buono a tavola, in particolare con i formaggi e sul pane. Quello di acacia, dolce, spesso surrogato dello zucchero, ottimo per dolcificare le bevande, the, fette biscottate, e così via; fruttato, poco intenso, molto chiaro. Economicamente è il più caro perchè si produce in primavera, in un periodo difficile spesso caratterizzato da piogge, quindi più difficile da produrre. Poi il millefiori, molto corposo, che riassume un po' tutta la stagione apistica. Quello primaverile (erica e acacia) è più dolce e ottimo se accompagnato con formaggio intensi; quello a settembre (melata, edera, corbezzolo) più neutro e dosato.
I miti da sfatare
“Tra i tanti c'è la credenza che quando si vede sciamare una famiglia di api, questa si fermi battendo dei colpi” ricorda Andrea. “Le vibrazioni non piacciono alle api, e comunque non servirebbe a nulla. Occorre star fermi se si ha paura e muoversi piano, non a scatti: se siete vicino ad un albero e cominciassero ad attaccare, meglio girare intorno all'albero e confondersi, mettendo le mani sulle orecchie se ci dà fastidio il loro rumore”. Le api pungono principalmente per due motivi: per protezione, se una persona si posiziona nelle vicinanze dell’alveare; o se sono nervose, specialmente quando c’è caldo. Poi c’è sempre l’eccezione. Le api, quando lo fanno, pungono sempre nel punto dove il tessuto è più scoperto e sottile ed emana più calore: è per questo che è facile che pungano sul volto: “Se pungono, lasciano una bavetta bianca, che non è altro che la vescichetta velenifera del pungiglione: se si muove ancora, è bene toglierla verso l'alto, e più che con delle pinzette, meglio con l'unghia, perchè non è un ago liscio, ma seghettato”. C’è poi la credenza che il miele si renda più dolce con lo zucchero: “Non è neanche possibile aggiungere dello zucchero al miele, perchè miele e zucchero rimerrebbero stratificati su due livelli. Ci sarebbero tante cose da raccontare e sfatare: è un mondo dai mille aspetti da scoprire”.
Ape o vespa?
Molti le confondono: “L'ape ha una ligula molto lunga, è arancione e nera ed è piccola; una volta che punge, muore, perchè il suo pungiglione si stacca dall'addome e gli tira via una parte di intestino. La vespa invece è gialla e nera, e ha due pungiglioni a 'siringa' che entrano ed escono”.
Per informazioni e assaggiare il miele, si può mandare una mail ad apicultura60@live.it, oppure andate a trovarlo a Carasco chiamandolo al 340/68.04.218.
Claudia Sanguineti
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IDEA!
Mettete in tavola mieli e formaggi misti, noci e invitate i vostri ospiti a sperimentare i vari abbinamenti: farete un figurone! Vi consigliamo i formaggi buoni e genuini del CASEIFICIO COGORNO (lo trovate a Carasco nella stessa via di Andrea) e se troverete la ricotta ancora calda... sarà indimenticabile!
Fonte: Claudia Sanguineti © Riproduzione vietata
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