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    attualità

    01 Novembre 2010 | in categoria/e attualita

    Il lavoro, questo sconosciuto (Parte 2) - Questa volta diamo alcuni consigli pratici per affrontare al meglio i colloqui

    Il lavoro, questo sconosciuto (Parte 2) - Questa volta diamo alcuni consigli pratici per affrontare al meglio i colloqui

    ORIENTAMENTI - Fiera Genova 17-20 novembre
    I ragazzi potranno avere un primo contatto con i Centri per l’Impiego mentre i laboratori di autoimprenditoria saranno a disposizione di chi vuole valutare la possibilità di mettersi in proprio. Al Career Day, nei giorni 17 e 18, diplomati e laureati potranno incontrare importanti aziende liguri e italiane, consegnare il proprio curriculum, ricevere proposte di lavoro.

    Ebbene sì, anche per affrontare un colloquio di lavoro è necessario conoscere i trucchi del mestiere! Sembra quasi una presa in giro, in realtà, esiste quasi una vera e propria teoria della selezione del personale. Il tempo a disposizione per inquadrare il candidato e valutare se è adatto o meno a ricoprire il posto per il quale si presenta è veramente poco, perciò, il selezionatore, punta la propria attenzione su pochi, ma fondamentali elementi. Il primo passo per ottenere un incontro conoscitivo con l’azienda è la stesura del curriculum vitae. Come già sottolineato, il tempo a disposizione  degli addetti ai lavori è sempre poco (forse troppo poco, gli esperti parlano di una media di circa 20 secondi) per questo è meglio non superare le due, massimo tre pagine, e cercare di evidenziare il più possibile i punti di forza del candidato, elencando, in primo luogo, le esperienze lavorative che possono avere affinità con il settore dell’azienda prescelta e costituire titolo preferenziale per un’eventuale assunzione. Anche le piccole esperienze lavorative ( lavori stagionali, occasionali...) costituiscono un elemento importante per la valutazione della buona volontà e capacità di adattamento del candidato. Una volta ottenuto un appuntamento per un colloquio conoscitivo è necessaria un pizzico di attenzione ad alcuni particolari che apparentemente possono sembrare irrilevanti, ma contribuiscono a delineare la figura della persona che il selezionatore si trova ad esaminare.
    Innanzitutto, occorre curare l’igiene personale (evitate le foglioline d’insalata in mezzo ai denti!) e l’aspetto esteriore, scegliendo un abbigliamento curato, adatto al tipo di azienda per la quale è stata presentata la candidatura. Programmate, quindi, il tragitto dall’abitazione alla sede dell’azienda, cercando di anticipare eventuali imprevisti (mai arrivare in ritardo dicendo ‘c’era traffico...’).
    Non tutti sanno (o chi lo sa, non ne tiene debito conto) che la selezione inizia in sala d’attesa. Non fatevi accompagnare da parenti o amici: non è affatto professionale. Prestate attenzione alle posizioni assunte durante l’attesa. E’ meglio, per questo, rilassarsi, senza stravaccarsi, dedicandosi alla lettura di un quotidiano o, in alternativa, di riviste o pubblicazioni del settore in cui opera l’azienda. Si può approfittare dell’attesa per spegnere il telefonino o, quantomeno, mettere la modalità silenziosa, onde evitare di sprofondare nell’imbarazzo, nel bel mezzo del colloquio, col cellulare che squilla, magari con suonerie improponibili, tipo Gattino Virgola o “Belin, te squilla u telefunin vegni a rispunde!”. 
    Attenzione ai primi momenti del colloquio, la prima impressione è quella che conta: meglio mantenere una postura  composta, senza accavallare le gambe e incrociare le braccia – nel linguaggio del corpo, sono considerati segni di chiusura verso l’interlocutore- non giocherellare  con i capelli o con oggetti vari.
    “Mi parli di lei.” Questa semplice domanda tende ad allentare la tensione tra candidato e selezionatore. A quest’ultimo – che il più delle volte appare al candidato come il Minosse dantesco-  spetta, infatti, il difficilissimo compito  di raccogliere  quante più informazioni possibili che gli consentano di formulare un giudizio  preciso sul candidato, per stabilire se sia la persona giusta oppure no. In questo campo, andare a naso o per simpatia è un rischio che non si può correre: assumere la persona sbagliata implica una perdita di tempo, denaro e produttività. Per questo motivo, alla domanda “Mi parli di lei” è consigliabile rispondere brevemente e in maniera chiara, parlando per non più di due minuti. In quelli ancora a disposizione il selezionatore, magari scorrendo rapidamente il cv, potrebbe cercare di chiarire i punti che gli risultano poco chiari, come ad esempio l’interruzione degli studi o un periodo di disoccupazione, anche per poter verificare lo stato di onestà della persona che ha di fronte. E’ importante rispondere in maniera obiettiva e con sincerità, cercando di rimanere se stessi ed evitando comportamenti costruiti. L’elenco delle domande difficili – quelle che, per intenderci, vanno al di là di ogni previsione e alle quali non si è mai troppo preparati- potrebbe proseguire in un elenco infinito, con quesiti quanto mai bizzarri  e strani.
    Esempi?  “Le piace lavorare? Quali sono i suoi hobbies/interessi? Quale sport pratica? Come passa il suo tempo libero? Qual è la situazione in cui rende meno? E’ disposto ad accettare qualunque lavoro? Crede che avrà bisogno di formazione per prepararsi a questo incarico?”... 
    Ad ogni domanda corrisponde una griglia di valutazione che consente di  valutare l’adeguatezza del candidato rispetto alla posizione lavorativa  da ricoprire. E il candidato che cosa deve fare? Essere pronto a tutto, in primo luogo.
    Occorre ricordare che l’obiettivo del selezionatore è verificare la capacità di reazione agli imprevisti. Quindi, meglio evitare di restare sulla difensiva sui dati meno favorevoli del curriculum; parlare dei propri interessi e di come si trascorre il tempo libero motivandoli in maniera adeguata al contesto; dimostrare la volontà di migliorare i punti deboli; parlando delle esperienze lavorative precedenti, non sparlare degli ex datori di lavoro. La cosa che però può infastidire più di ogni altra è un atteggiamento ispirato al principio “qualsiasi cosa purché mi facciate lavorare”. La motivazione genuina che spinge il candidato a presentarsi per una posizione lavorativa in un’azienda è uno degli elementi fondamentali- oltre alla professionalità- che il selezionatore deve verificare durante il colloquio. Infine, occorre valutare l’ipotesi di  fare domande sulla posizione da ricoprire. Fare domande è un chiaro segno di interesse: meglio orientarsi su quesiti riguardanti l’attività specifica dell’azienda ed eventuali chiarimenti sulla posizione da ricoprire. Chiedere a quanto ammonta lo stipendio è una domanda delicata:  se la si pone nel modo sbagliato, si rischia di dare una cattiva impressione.
    Se nel corso del colloquio non c’è stato alcun cenno all’aspetto economico può significare che questo primo incontro sia di ‘scrematura’ e che si parlerà di questo aspetto nell’incontro successivo (se passerete questo!), al quale in genere si riservano i termini pratici e concreti (orari, stipendi, ferie, etc.), anche perché vi state avvicinando a coprire effettivamente quel ruolo.  Al termine del colloquio, evitate di chiedere come siete andati. Se il selezionatore vi dice , prima di salutarvi, “Le faremo sapere!” non dovete scoraggiarvi perché può semplicemente significare che devono finire di i colloqui con altri candidati o che devono farsi un’idea chiara. E’ bene comunque, passato un certo periodo di tempo, contattare l’azienda per  chiedere l’esito del colloquio. Il passo successivo è quello dell’autovalutazione: ripercorrete velocemente tutti i passaggi dell’incontro ed individuate  quelli che ritenete essere gli errori che hanno causato la vostra eventuale esclusione dalla selezione, vi servirà per prepararvi meglio per la prossima opportunità. L’esperienza insegna...anche i trucchi del mestiere!
    Chiara Staderoli
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