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    attualità

    01 Dicembre 2009 | in categoria/e attualita

    Del nonno che leggeva il giornale in osteria in cambio di un bicchiere di vino, del padre detto ‘Baccio maso', della cartomante ‘putea tabarina' e di ‘Toni il matto'

    Rosanna racconta della sua infanzia IN TEMPI DI GUERRA, dell'emigrazione in Veneto e del ritorno a Recco
    Del nonno che leggeva il giornale in osteria in cambio di un bicchiere di vino, 
del padre detto ‘Baccio maso', della cartomante ‘putea tabarina' e di ‘Toni il matto'‘l'osteria' del padre di Rosanna.

    Questa storia inizia in Veneto nel tardo ‘800 e arriva a Sori ai nostri giorni. Racconta di una famiglia come tante, ma che si distingue per una capacità che ora è scontata ma che fino a non molti anni fa era un vero e proprio privilegio.
    Ce la racconta Angela Rosa Gallina, detta Rosanna, nata a Sori nel 1939, che inizia parlando del nonno Luigi, vissuto ad Asolo (Treviso) tra la fine dell’Ottocento e il Novecento. Era un taglialegna ma aveva una dote che lo distingueva da tutti: aveva imparato a leggere, oltretutto da solo e oltretutto con un libro a dir poco impegnativo, “La Divina Commedia”. In paese era l’unico a essere dotato di tale privilegio, quindi, quando andava all’osteria, leggeva il giornale agli amici, in cambio di qualche bicchiere di vino.
    Da lui il figlio Virginio (classe 1908) ereditò sia la passione per la lettura che quella per il vino: infatti aveva una licenza per vendere il vino al minuto, ossia imbottigliava bottiglie e fiaschi, per cui aveva una specie di osteria abusiva, ovvero una grande cucina arredata di tavoli.Anche Virginio imparò a scrivere a vent’anni, senza frequentare alcuna scuola, e veniva soprannominato “Baccio maso” perché su una cartolina aveva scritto “bacio” con una doppia “c”, e “maso” nel senso di tipica abitazione rurale locale.
    Rosanna ha ereditato quindi la passione della lettura dal padre e dal nonno (non a caso nella fotografia la possiamo vedere che sfoglia una rivista), così ha avuto la fortuna di imparare a leggere ancor prima di andare a scuola, in un’epoca in cui frequentare gli studi era una rarità.
    Negli anni ‘20 la famiglia si trasferì a Sori, dove nel ‘39 nacque appunto Rosanna, ma nel 1942 a causa della guerra e della povertà, tornarono ad Asolo, che allora era un piccolo paese di circa 1500 anime, soprattutto contadini, maestri, preti, farmacisti. Oggi Asolo è un borgo storico molto conosciuto, dove si trovano ancora le mura diroccate del castello della regina Cornar, la quale gettava all’interno del pozzo pieno di lame di acciaio, amanti e nemici.
    Se il padre e il nonno di Rosanna erano abili nel leggere, lo zio era un vero artista, la cui passione per la scultura era così forte che lo spingeva ad andare ogni giorno a piedi fino alla scuola di Possagno, dove si trova la gipsoteca di Canova, uno studio dedicato alle opere dello scultore. Lo zio era talmente bravo che una coppia di austriaci l’avevano portato con sé a studiare a Lipsia, ma allo scoppio della prima guerra mondiale lo zio fu chiamato alle armi e, dovendo andare in guerra contro l’Austria, si rifiutò di combattere e lo misero in prigione. Qui trascorreva il suo tempo a dipingere, diventò famoso, tanto che gli fu allestita una mostra negli Stati Uniti, ma al momento dell’esibizione, morì.
    Rosanna si commuove al rievocare il triste aneddoto, così torniamo all’argomento dell’osteria del padre: il suo viso cambia immediatamente espressione e i suoi occhi brillano, ora di felicità e di ironia. Infatti quel luogo è pieno di ricordi di personaggi particolari, come la cartomante soprannominata “Putea (in dialetto veneto significa ragazza) Tabarina”, dal corpo florido e riccia di capelli, famosa tra le ragazze che andavano da lei a farsi leggere le carte. La donna andava a casa della famiglia Gallina, ed era solita fumarsi sigarette fatte col trinciato forte. Giorgio, uno dei fratelli di Rosanna, metteva dei chicchi di sale nel tabacco, cosi una volta accesa la sigaretta scoppiava come un fuoco d’artificio. E poi “Toni il matto”, che lavorava nel manicomio di Crespano del Grappa, e che voleva usare l’ombrello come paracadute per lanciarsi dagli alberi del gelso attorno alla casa della famiglia.
    Ripescando tra i ricordi, Rosanna avverte un senso di malinconia per quei tempi in cui regnava la miseria ma ci si sentiva più ricchi dentro e, tutto sommato, più felici. Il contatto umano era profondo e non essendoci la televisione o altri divertimenti, la sera si stava insieme nel vano accanto alla stalla, dove le donne lavoravano a maglia e gli uomini scolpivano gli zoccoli di legno. Prima di andare a dormire vi era il momento della veglia, ossia del rosario.
    Ci sono poi i ricordi legati al Natale e alle tradizioni venete: “Mia madre mi mandava al mattatoio a comprare il sangue di maiale perché si usava preparare la torta con il cacao, l’uvetta, i fichi secchi, e i berodi, ossia salsicce fatte col sangue di maiale, che ancora oggi si possono vedere in qualche bottega coi prodotti di una volta. Comunque negli anni Quaranta ad Asolo non si celebrava il Natale, ma più che altro la Befana. Era tradizione che il giorno di Capodanno i bambini andassero di casa in casa a fare gli auguri in cambio di qualche dolciume, un po’ come si usa fare oggi ad Halloween. Durante la notte della Befana si metteva anche allora la calza appesa al camino, che veniva riempita di castagne, noci, e altra frutta secca”.
    L’albero di Natale non era come quello di oggi: “Mia madre rifasciava una nicchia con della carta blu e vi metteva un albero di ginepro decorato di dolciumi che arrivavano dai nostri parenti di New York, ma poi, finite le feste, con nostro dispiacere i dolci erano liquefatti dal calore. Una volta addirittura avevamo addobbato un albero fuori dalla casa e ci avevano rubato tutte le guarnizioni di frutta secca”.
    Passati i tempi bui della Guerra, nel 1952 tornarono a Recco e da allora Rosanna vive qui con la sua bella famiglia..
    Cristina Parente
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    I commenti dei lettori
    Aurora:

    Molto bello mi fa'venire in mente che avevo promesso alla mia mamma che sarei andata da lei a Rapallo per buttare su dei fogli tutto cio'che ci raccontava quando io e le mie sorelle eravamo piccole della sua infanzia in Emilia cosa che poi non ho fatto e che oramai da Londra diventa impossibile,eppure penso che questi ricordi andrebbero tenuti cari sono le nostre radici fatti di vita vissuta che ci dovrebbero insegnare umilta'e forza per affrontare la vita .


    silvia:

    Complimenti a Cristina per l'articolo e complimenti alle persone che di questa bella storia di vita vera!


    gianfranco sanguineti:

    Ben scritto, con la razionale ed amorevole qualità interpretativa dell'autrice. Conosco i due diversi ambienti, veneto e ligure e mi ci sono ritrovato!
    Complimenti a Cristina Parente ed al giornale.


    Alessandra:

    Bell'articolo! Brava Cri!
    Mi ha colpito la grande forza di volontà di queste persone che li spingeva ad imparare da soli... per conoscere e diffondere "il sapere"... forza che si è un pò persa con il passare del tempo soprattutto in gran parte dei ragazzi d'oggi che vivono male "l'obbligo scolastico"... molto bello è stato anche il tuffo nel passato, nei ricordi, alla scoperta delle tradizioni e di valori fondamentali quali la famiglia che hanno portato una ventata di purezza tra le torbide relazioni che legano oggi il genere umano.


    Ivano:


    Sono riuscito a scrivere poche righe....ll racconto di Cristina mi ha commosso e sono certo che tanti si ricorderanno di usi e pratiche del passato. Ciao.


    Milena:

    Bello, col sapore delle cose buone di casa, così comuni, nell'essenza, a tutta l'Italia rurale, compreso il dolce col sangue del maiale. Da non dimenticare.


    Monica:

    Complimenti per l'articolo, un tuffo nel passato. Un modo per non dimenticare certe usanze e per capire meglio i nostri modi di vita!


    Massimiliano:

    Articolo interessante, curioso che ci permette di ricordare tempi, usanze e persone che ormai non ci sono più... Cristina Parente con il suo stile di scrittura permette al lettore di partecipare come fosse "in presa diretta" ai racconti di Angela Rosa Gallina. Al tempo stesso risveglia nel lettore i suoi di ricordi... aiutati anche da quest'aria natalizia che solo le persone più sensibili sanno apprezzare...
    Complimenti.


    anonimo:

    Conosco la signora Rosanna da moltissimi anni, eppure non abbiamo mai parlato della sua infanzia in Veneto. Condividere, nel bel articolo di Cristina, i suoi ricordi d'infanzia mi ha fatto davvero un gran piacere


    anonimo:

    il tempo passa e tante cose cambiano, è bello leggere ogni tanto storie con antiche tradizioni ed è bello sperare che, la gioia che provavano i bambini di allora, potrebbe forse un domani essere raccontata dai nostri .


    Virgilio:

    Un racconto da Amarcord...si respira la genuita' e la semplicita' dei personaggi del racconto


    Virgilio :

    Un racconto da Amarcord...si respira la genuita' e la semplicita' dei personaggi del racconto


    Giancarlo Cuneo:

    Bella storia.
    Saluti da Peru!


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